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Cara amica, caro amico,
abbiamo dato vita al Comitato Flaminio, per promuovere la riqualificazione del quartiere, oramai improrogabile, alla luce del diffuso degrado: in particolare del Piazzale Flaminio e delle sue adiacenze, che sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.
Attraverso il “Comitato di quartiere Flaminio” ci ripromettiamo di sensibilizzare le autorità cittadine a una maggiore vigilanza dei luoghi e a una diversa manutenzione e qualificazione degli spazi comuni, ma anche di coinvolgere i cittadini in iniziative e progetti di promozione e ripristino della qualità abitativa della zona.
Per questo ci auguriamo di avervi dalla nostra parte in questo tentativo di partecipazione civica per una riappropriazione della bellezza dei luoghi in cui abitiamo e della qualità di vita, in molti aspetti ahinoi sfuggite di mano.
La pagina fb è lo strumento che abbiamo creato - insieme con il sito internet www.comitatoflaminio.it e la e-mail comitatoflaminio@gmail.com - per comunicare e tenerci in contatto, con l’augurio di vedere la vostra adesione e di leggere della vostra partecipazione.
Non ci occupiamo di politica, ma ci rivolgiamo alla politica perché si ricordi che i cittadini non sono solo dei votanti necessari al momento opportuno, ma sono individui che abitano la città e che la vivono con le loro esigenze che vanno sempre tenute in considerazione. Andiamo ascoltati, curati, accompagnati, se necessario consigliati: non semplicemente messi davanti a una scheda con la matita in mano.
Tanto più che proprio dai cittadini possono scaturire idee, suggerimenti e progetti degni di considerazione, che gli amministratori potrebbero far propri.
Insieme possiamo contare. Molto.
Flaminio City-Life!
Il Comitato Flaminio lancia la provocazione di realizzare un sottopasso davanti alla Porta del Popolo, per trasformare il Piazzale Flaminio in una nuova City Life cittadina.
Un’area sottratta alle auto e restituita ai pedoni, come è avvenuto per la nuova Piazza Pia.
Il progetto c’è, così come il tempo necessario a realizzarlo per il Giubileo straordinario del 2033.
Bella la nuova Piazza Pia, ai piedi di Castel Sant’Angelo. Un magnifico angolo di città restituito ai pedoni, prima ancora che ai cittadini, liberato dalla morsa delle auto, le vere regine di questa Roma: nata con le carrozze a cavallo e per i pedoni, ingolfata oggi da un traffico che si cerca di arginare come si può.
Sono stati mesi di ingorghi da tregenda, sabba di auto e motori roventi a causa dei lavori, ma alla fine passeggiare dal Palazzaccio costeggiando i pini del Castello e il fiume, l’incanto del Ponte Sant’Angelo ripulito, e arrivare fino in San Pietro, è qualcosa che riconcilia con Roma.
E ci si domanda perché non sia stato fatto prima.
E’ un progetto che può essere traslato in molti altri luoghi della città, per liberarli dal groviglio di automobili parcheggiate ( seconda fila? Maddai, anche terza…), dalle processioni di auto incolonnate, e restituirli ai pedoni, che sono -dovrebbero essere- i veri re del tessuto cittadino.
Piazzale Flaminio, per esempio, e chi altri, con quel fiume di malessere al volante che scorre incessante da una parte all’altra della città, costretto a sbuffare e debordare di clacson quando è costretto a lasciare il passo ai pedoni.
Sì, proprio quell'attraversamento pedonale, un passaggio sulle strisce affollato come e quanto le automobili su strada che ansimano impazienti in attesa del verde: dalle stazioni della metropolitana, del treno e del tram, a Piazza del Popolo e viceversa. Di continuo, ogni giorno, un flusso ininterrotto di pedoni.
E’ vero che da una parte sembra di stare in un piccolo Shibuya, il celebre incrocio di Tokyo, attrazione turistica, attraversato ogni giorno in tutte le direzioni da una fiumana di pedoni, ma… vuoi mettere un bel sottopasso?
Una striscia di asfalto che ben prima della Porta del Popolo ( per i distratti… la Porta è stata disegnata da Michelangelo) si inabissa sotto terra per poi riemergere sul Muro Torto e che nelle sue budella lascia scorrere le auto felici e veloci fino al primo intoppo utile, senza semafori da rispettare, pedoni che si attardano sulle strisce, bambini col naso all’insù: tutta “ ‘sta gente” che ritarda la corsa.
Mitomani? Ebbene sì, ma fino a un certo punto.
Perché il progetto di questa pedonalizzazione all’ingresso del cuore barocco della città esiste e un’idea ce la danno i rendering di come potrebbe essere, qui pubblicati: “Flaminio City Life”.
E’ la nostra provocazione chiedere che venga portato alla luce, discusso, finanziato e realizzato.
Ma se è stato fatto in un punto della città perché non dev’essere possibile farlo anche altrove?
Tanto più che la Porta, patrimonio Unesco, è svilita e affumicata dai fumi di scarico delle automobili, come fosse un addobbo inutile, messo lì a caso: convogliare il traffico sotto terra significherebbe anche proteggerla e restituirla ai romani restaurata e pulita.
La città cresce col cambiamento, con l’ammodernamento che deve coniugarsi con la qualità della vita, con lo sviluppo a misura d’uomo che può essere volano economico.
Progettare con lungimiranza, senza la pretesa di raccogliere frutti immediati ma immaturi - quando non avvelenati - è la strada da seguire.
Roma avrà un prossimo e “imminente” Giubileo straordinario tra soli 8 anni, nel 2033.
Ci sarebbe tempo a sufficienza, quindi, per ideare, progettare e qualificare la città, approfittare dei fondi a disposizione, senza giungere con affanno alla chiusura dei cantieri a ridosso degli eventi, come sovente accade e quando - per fortuna - accade. Negli anni Roma ha perso delle straordinarie opportunità per rifarsi il trucco, cancellare rughe inguardabili e presentarsi bella e sofisticata agli occhi di tutti: cittadini e visitatori. Si sono mancate le Olimpiadi del 2024, nonostante una candidatura forte, con tutte le carte in regola per vincere la concorrenza, si è miseramente persa la sfida di qualificarsi come Città dell’Expo 2030, facendosi surclassare da Riad.
Ora, tra tutte le Capitali europee e mondiali, Roma è certamente la più bella, ricca com’è di opere d’arte e di luoghi magici, cornice di un vero e proprio museo a cielo aperto.
Eppure, questa città è una bella addormentata, vittima di un incantesimo: è mortificata da ogni trascuratezza e da ogni offesa.
Il Giubileo non è un evento che conquistiamo, che ci disputiamo a fatica con altre città, no.
E’ un dono del cielo, se è consentita un po’ di ironia, una ricorrenza che viene elargita alla città senza che si muova un dito.
Oltretutto a scadenze programmate (e ineluttabili), che consentirebbero di realizzare e programmare l’impensabile: e lo è grazie al Vaticano e alla sua imponente e immanente presenza.
Tanto è vero che tutti i grandi lavori, le “grandi” opere di questo Giubileo 2025 hanno interessato principalmente le vicinanze dello Stato Pontificio, abbellite e modificate in funzione del pellegrinaggio.
E che fatica! Come se questo Giubileo ci fosse capitato all’improvviso tra capo e collo, mica perché dopo quello del 2015 ci sarebbe stato questo del 2025…
Vogliamo allora augurarci che qualcuno voglia raccogliere questa sfida, Porta del Popolo- Flaminio City Life o qualsiasi altro luogo, perché Roma possa riprendersi piccole e grandi fette di territorio, spazi in cui il pedone-cittadino torni a essere se non il re, almeno il reuccio della città.
Il sottopasso Flaminio si può fare
L’Ingegnere Fausto Ferruccio ha progettato e diretto i lavori della Galleria Giovanni XXIII: 3 km e 300 metri di tunnel che dal dicembre 2004 collegano Via del Foro Italico con Via della Pineta Sacchetti.
Ingegnere, con quella galleria quanti milioni auto ha tolto dalla superficie stradale e tra le case?
Abbiamo sfruttato il grande vantaggio di collegare due arterie già esistenti, con un miglioramento notevole della qualità di vita dei cittadini: tanto degli automobilisti, quanto dei residenti in superficie.
Il sottopasso Flaminio si può fare?
Tecnicamente non vi sono controindicazioni. Certo a Roma quando si scava è sempre un’incognita, perché nello strato dei primi 10 metri, sotto terra troviamo qualunque cosa. Questo potrebbe eventualmente rallentare i lavori, ma non metterli in discussione.
In quanto tempo si potrebbe realizzare?
Soprintendenza a parte, credo che al massimo in due anni sarebbe pronto: non si tratta di una grande distanza, dopotutto. Parliamo di un tratto valutabile in un poche centinaia di metri. Per la Galleria Giovanni XXIII ci sono voluti 3 anni e parliamo di 3 km e 300 metri.
Il punto, però, è un altro.
Quale?
Occorre uno studio per capire e simulare l’orientamento del traffico. Perché se stappiamo Piazzale Flaminio, bisogna capire dove va a riproporsi l’intoppo. Ma sono studi e simulazioni che si fanno facilmente al computer e sono molto vicini alla realtà.
In città contano più le auto o i pedoni?
la pedonalizzazione di aree della città è sempre un bene, un vantaggio enorme per i pedoni che si riappropriano di porzioni cospicue di qualità della vita. La città è dei pedoni e il pedone è il re del centro storico. Il contrario è un’aberrazione.
LIng. Fausto Ferruccio
Lettera al Sindaco di Roma
Maria Teresa Terzi
Come vice presidente del Comitato Flaminio, segnalo che da 20 anni - sotto e a fianco del Piazzale - c’è un cantiere abbandonato, nato per creare una stazione ferroviaria unica tra la Roma/Viterbo e la stazione della metropolitana A.
Per creare la stazione rimasta incompiuta hanno tagliato anche un pezzo di Via di Villa Ruffo e scavato dentro Villa Borghese, vicino ai Propilei, un buco immenso di oltre 30 metri che il 28 dicembre scorso è stato teatro di un grosso incendio.
L'Astral, titolare del cantiere, è assente e latitante; chiedo al sindaco di farsi portavoce per la chiusura del cantiere e la sistemazione dell’area. E qualora non si dovesse realizzare il progetto perché nel buco già scavato non realizzare un parcheggio sotterraneo?
Noi residenti chiediamo un po’ di rispetto ed essere più considerati e meno abbandonati.
Anta, una finestra sul verde di Roma
Avv. Francesco Napoletano
Il Comitato Flaminio agisce in stretta collaborazione con l’associazione Anta: Associazione Nazionale Tutela Ambientale. Nata nel 1987, l’associazione vanta decenni di attività sul territorio, con la tutela e la gestione di ampie aree verdi del Paese, su tutte il Parco del Vulture in Basilicata.
A Roma si è resa protagonista del recupero e delle manutenzione delle aiuole sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, ottenute in adozione e da 5 anni sottratte a immondizia e abbandono, non meno che del recupero architettonico della Torre degli Annibaldi, in Via Fagutale, costruita nel 1204 da Pietro Annibaldi, cognato di Papa Innocenzo III. La Filosofia dell’Anta, che conta 70 mila aderenti in tutta Italia, è di informare e sensibilizzare i cittadini, per renderli attori in prima persona della cura e della tutela delle bellezze di Roma.
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